Il reato di revenge porn, introdotto con DDL n. 1200/2019, c.d. Codice Rosso e rubricato all’art. 612-ter del codice penale, viene integrato da colui che diffonde, pubblica o cede contenuti sessualmente espliciti, destinati a rimanere privati, senza il consenso della persona interessata.
In particolare, è qualificato come autore del suddetto reato, sia colui che diffonde illecitamente materiale intimo realizzato con il consenso della persona ritratta, sia colui che, entrato in possesso di foto o video hard già esistenti, contribuisce unicamente alla loro diffusione.
Tale fenomeno, punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da 5.000 a 15.000 euro, risulta aggravato qualora la condotta illecita sopra decritta, venga realizzata dal coniuge della vittima, anche se separato o divorziato, da persona che risulti legata da relazione affettiva con quest’ultima, ovvero lo sia stato in passato, ed infine, nel caso in cui i fatti penalmente rilevanti, siano commessi attraverso strumenti informatici o telematici.

A tal proposito, occorre rilevare che la tutela offerta dal legislatore alle vittime delle sanzionate condotte, è parimenti rivolta alla cancellazione dei propri dati personali, configurato quale diritto fondamentale, volto a garantire l’integrità della dignità e della reputazione della potenziale vittima.
Infatti, vista l’ampiezza e l’estensione dei canali di diffusione di contenuti online, il pericolo che una volta immesse nella rete, le immagini intime pubblicate senza il consenso della persona ritratta, possano circolare e diffondersi incontrollatamente, è eccessivamente alto.
Pertanto, al fine di aggirare quest’ultima eventualità e per facilitare la vittima nella denuncia del reato di revenge porn perpetrato ai propri danni, è stato predisposto un percorso preferenziale per presentare apposita richiesta al Garante per la Privacy, il quale si adopererà affinché le immagini illegittimamente diffuse sulle varie piattaforme del web, siano tempestivamente rimosse, senza ulteriore danno per le persone offese.
Appare opportuno segnalare difatti, che per potenziare ulteriormente la tutela delle vittime di tale grave reato, a partire dall’8 marzo dell’anno corrente, è stata creato un apposito canale di emergenza da parte del Garante per la protezione dei dati personali, in collaborazione con il social Facebook sul sito www.gpdp.it/revengeporn, fruibile direttamente dalle persone maggiorenni. Accedendo alla corrispondente pagina web, la potenziale vittima avrà l’occasione di compilare un modulo per la segnalazione delle immagini sensibili di cui teme la pubblicazione, unitamente ai dati funzionali all’indagine e al giudizio del caso specifico.
Pertanto, segnalando le proprie immagini intime presenti in fotografie e video in modo conforme alle definite piattaforme, gli interessati otterranno un’effettiva tutela attraverso la preliminare lettura degli stessi da parte di Facebook mediante un codice “hash”, il quale agirà rendendoli irriconoscibili, per poi procedere con la successiva rimozione definitiva, annullandone il rischio di diffusione.

Articolo redatto dalla Dott.ssa Soraya El Hachimi